Vi scrivo dopo aver letto che a Brescia il comune è stato condannato dalla Cassazione a risarcire una coppia di oltre 50.000 euro, a causa del rumore assordante perpetrato dai locali notturni, i quali impedivano il sonno dei residenti limitrofi.
Più andiamo avanti, più si scoprono gli effetti esiziali sulla salute da parte del rumore e della mancanza di sonno sul nostro sistema nervoso, i quali vanno dal semplice stress all’insorgenza di malattie come la sindrome di Alzheimer.
E tuttavia, finora non si è mai tenuto conto del fenomeno qui ad Olbia: l’ordinanza comunale permette infatti a locali e bar di poter mantenere la musica ad alto volume fino alle due del mattino, senza alcuna distinzione tra zone non residenziali e interi quartieri dove sonno e quiete diventano spesso impossibili.
Un caso lampante è viale Aldo Moro, dove la musica assordante dalle parti delle Poste si protrae senza alcun interesse per chi vuole riposare. A lamentarsi di come il Paese va alla deriva son buoni tutti, ma quando si tratta di scegliere se rispettare gli altri o pensare al proprio interesse, i risultati sono questi, ovvero quartieri dove la gente per dormire aspetta che chiudano i locali e finiscano gli schiamazzi degli ubriachi là intorno.
Se la politica poi non s’interessa di questi problemi reali, non c’è poi da stupirsi che l’affluenza alle urne si riduca di anno in anno.
La sentenza della Cassazione, che pone un precedente per tutti quei comuni che ignorano la salute dei propri cittadini è una novità in un ambiente che finora non solo non difendeva i diritti dei suoi abitanti, ma anzi spalleggiava la maleducazione ed il comportamento potenzialmente dannoso per la salute.
Sarebbe molto semplice dividere le zone delle città in modo da creare quartieri della movida, come fanno per esempio a Malta, con risultati che attirano turisti da tutto il mondo. Eppure questo non si è fatto. Ma sembra che le cose siano cambiate.
Un cittadino di Olbia