La riscoperta di un mondo, di modi di essere, luoghi, tradizioni e consuetudini, attraverso e grazie ad una parte di letteratura e poesia galluresi. Indovinelli, garbate prese in giro, componimenti più o meno lunghi e brevi strofe che seguono schemi propri della più conosciuta letteratura italiana, ma che hanno anche subito le influenze del periodo della lunga dominazione spagnola e che ci restituiscono la visione di un intero universo, ora non più espresso dalla nostra cultura, ma non per questo dimenticato. Troviamo questo patrimonio linguistico all’interno dell’ultimo libro di Quintino Mossa, “Abbisabbisa, enigmi poetici galluresi, presentato venerdì’ scorso, all’interno della Rassegna Letteraria “Incontri d’Autunno”, organizzato dalla Biblioteca Comunale di Olbia.
L’autore, attraverso le sue ricerche, ci descrive un mondo dove molti insegnamenti passavano attraverso rime, assonanze, allegorie e metafore; insegnamenti spesso rivolti ai bambini. Gli stessi modi garbati, venivano poi sapientemente usati da chi componeva per portare a conoscenza della comunità e divulgare fatti delicati ed accadimenti altrimenti difficilmente accettabili.
Il titolo del libro nasce da un componimento molto originale ed esclusivo di questa parte nord-est di Sardegna, l’Abbisabbisa per l’appunto, che raccontava di fatti particolari che avvenivano nelle campagne, di quella vita che si svolgeva negli stazzi galluresi; era questo un enigma, l’origine del quale si é persa; a volte semplicemente un divertimento ed una sfida tra poeti, i soli a possedere le conoscenze necessarie per risolverlo, attraverso l’individuazione di parole chiave in punti ben precisi di ciascuna strofa.
Un libro da avere per tutti gli appassionati di “Gallura”: per chi per primo si avvicina a questa cultura così originale e per i nostalgici di un mondo dove le consuetudini dettavano anche le norme di vita insieme e fornivano un’identità oggi, a volte difficile da individuare e ricordare.
All’autore, gallurese e cultore da anni di tradizioni e storia locale, ora impegnato nella stesura di un racconto storico sulla vita di un gesuita tempiese del XVII secolo, va il merito di aver raccolto, ordinato e reso fruibili queste preziose testimonianze.