PORTO ROTONDO. Lunedì 12 agosto alle 21:00 al teatro Ceroli per la prima volta verrà presentato al pubblico”Ci sedevamo sul tappo – Porto Rotondo il borgo inventato”. Scritto e diretto dall’autrice e regista Anna Testa, è il primo documentario inedito che racconta la storia di uno dei più iconici borghi sul mare d’Italia.
L’evento, con ingresso gratuito, è organizzato con il patrocinio del Consorzio di Porto Rotondo. Parteciperanno anche l’architetto Gianni Gamondi, responsabile della progettazione di Villa Certosa e della costruzione di gran parte del borgo così come lo si può ammirare oggi, Marco Carniti, regista e direttore dei festeggiamenti dei 60 anni di Porto Rotondo, e Marella Giovannelli, giornalista e scrittrice.
“Due anni di riprese, interviste e raccolta di materiali inediti – dichiara la regista -. Questo è stato il felice percorso che ci ha portato alla realizzazione del documentario. In realtà il progetto è nato quando sono venuta a conoscenza della singolare storia del borgo con il racconto Noi di Porto Rotondo di Paola Dalla Valle, e poi si è srotolato tra le mani man mano che trovavamo nuovi materiali inediti. Primi fra tutti le pellicole Super 8 appartenenti ad amatori che già negli anni ‘60 si dilettavano con la camera da presa e hanno lasciato in cantine impolverate un patrimonio inestimabile di memorie.
Racconto così una Porto Rotondo inedita, quella degli inizi, dei pionieri, di quando del borgo che conosciamo adesso non c’era niente se non un mare da far perdere la testa. Qui si è riunita una comunità di amici uniti dal sogno di fondare un nuovo paese in un periodo storico caratterizzato da una joy de vivre che purtroppo abbiamo perso. Oggi un progetto del genere non sarebbe più possibile nemmeno con tutti i soldi del mondo”.
Nel documentario, prodotto da Amarcord Productions, sono presenti oltre 40 illustrazioni a colori realizzate dal fumettista e illustratore Mauro Moretti che danno volto e anima ad alcuni leggendari personaggi, le musiche sono di Moses Concas mentre il montaggio è di Barbara De Mori.
Secondo Anna Testa “Porto Rotondo richiama alla mente i privilegi e i belli ricchi e famosi, ma è molto di più. È antropologia gallurese, è l’innesto tra i proprietari terrieri dello specchio d’acqua di Poltu Ridundu (così si chiamava) e la comunità locale che viveva lì dal 1600, una comunità ricca di tradizioni i cui discendenti sono rimasti e hanno potuto tramandare delle storie incredibili che si ritrovano nel documentario.
E il fatto di avere avuto l’occasione, grazie ad Amarcord Production, di raccontare tutto questo a ridosso delle celebrazioni per i sessant’anni della nascita di Porto Rotondo è stato per me un privilegio, che diventa ancora più grande con la possibilità di presentarlo per la prima volta al pubblico in quei luoghi dove è stato realizzato”.