“Raimondo ci ha lasciati”. Ci ha risposto così, tra le lacrime, il fratello don Gianni, parroco di San Paolo. Quattro parole dure da pronunciare e da sentire al telefono. Senza altri commenti prima che cadesse la linea. Don Raimondo Satta, 62 anni, olbiese, è morto. Se n’è andato in punta di piedi dopo aver combattuto in silenzio contro un male difficile da battere.
La comunità di Porto Cervo, quella che vive tutto l’anno nella capitale italiana del turismo, non sarà più la stessa. Ha perso un punto di riferimento. Una figura piena, intelligente, allegra, disponibile, di grande motivatore. Raimondo era un uomo che sapeva farsi amare nello stesso modo: dal ricco magnate e dai più giovani parrocchiani. E lui, dal canto suo, non ha mai dovuto impegnarsi per non creare disparità in una comunità dai forti contrasti sociali. D’altronde era un uomo di grandissima fede oltre che di inesauribile umanità.
Sono tanti i ricordi che mi legano a don Raimondo. È stato il primo partner nel commento liturgico della messa di San Simplicio in TV, prima su Teleregione e poi su Videolina. Con lui abbiamo realizzato il commento automatico dei primi riti natalizi organizzati nella Stella Maris. Per lui mi sono trovato sul palco per uno spettacolo finalizzato ad una raccolta fondi da destinare alle missioni quando Gepi Cucciari disse ai microfoni: “Don Raimondo è la risposta religiosa a George Clooney”. E lui tra il pubblico a stento non cadde dalla sedia per le risate.
Don Raimondo era davvero un amico per tutti. Usava il suo fascino con estrema naturalezza. Lui sapeva sempre mettere al centro delle sue attenzioni di sacerdote “l’uomo” con tutti i difetti e i limiti dell’umanità. Per questo era facilissimo parlare con lui di ogni cosa. Anche e soprattutto delle miserie umane.
Professionalmente don Rai, come in molti lo chiamavamo per sottolinearne le capacità comunicative, era estremamente preparato. Nella diocesi era incaricato dell’edilizia di culto, si occupava degli aspetti culturali dei musei e curava in prima persona gli aspetti formativi dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose Euromediterraneo di cui era il direttore oltre che fondatore. Ma don Raimondo era tantissime altre cose.
Il suo racconto de S’iscravamentu di due anni fa, in piena pandemia, quando ripercorse la Passione di Cristo a fianco del fratello don Gianni sul pulpito di San Paolo, resterà scolpito per sempre nella nostra memora.
Ciao don Raimondo. Ci mancherei tantissimo ma ci consoliamo con il fatto incontrovertibile che siamo stati fortunati ad averti conosciuto e a vivere con te tante bellissime esperienze.