Andrea Demuru ricorda Calo Piana: “Sento di parlarne perché nonostante la sua altissima esposizione pubblica, per via della sua riservatezza, pochi in Gallura conoscono la storia di Carlo Piana, che pure merita di essere conosciuta soprattutto per ciò che ha lasciato a chi l’ha conosciuto ma anche a quanti, e sono tanti nella “magistratura” lo consideravano da tempo un “maestro”! Le sue poche esternazioni pubbliche, le sue tante sentenze, raramente “cassate”, la sua riservatezza, il suo stile di vita, aperto a deboli e forti, ricchi e poveri, non era finzione, nè esibizione, credo gli derivasse dal suo DNA.
Il padre Fiorenzo, piemontese, era arrivato ad Olbia, come impresario costruttore non ricordo se del Pontile dell’Isola Bianca o del Molo Brin; aveva spostato Anna Gabriel, madre di Carlo sorella di Peppino, famoso ad Olbia sin dagli anni 40, superstite della Guerra D’Africa, portiere dell’Olbia in Serie C, Carlo era anche nipote di Gavino Gabriel, che sappiamo essere considerato dalla critica “grande” musicista e “dolce” poeta.Ritornando a Peppino, i non più giovani lo ricordano come persona di tratto distinto, signorile, molto corteggiato dalle donne, benestante e crocerista di prima maniera.
Fu il primo olbiese credo, a mettere su, a Sa Rughittula, a nord del quartiere di Tilibas un’azienda agricola moderna (frutticultura) di primo livello.
Stava per realizzarsi una villetta costruendo sopra un particolarissimo banco di roccia in cui aveva già abbozzato la piscina scavata nel granito, quando l’Amministrazione Comunale decise che la lottizzazione residenziale, che assieme al Geom. Marchitiello, Peppino Gabriel stava per mettere in cantiere, non doveva nascere, perché lì doveva nascere (ahimè!) la Zona Industriale.
Oggi non c’è persona che non sostenga che quella decisione è stata una delle più grandi “disgrazie” di Olbia. Quasi pari all’alluvione del 18 Novembre, che certo non sarebbe avvenuta se Olbia si fosse sviluppata dove è poi nata la Zona Industriale. Nonostante erede dei terreni di Peppino e di quelli della madre, di grandissimo valore se solo fossero diventati residenziali, fra il mare e la collina di Cabu Abbas, non gli ha mai fatto serbare rancore: amava Olbia così come Tempio da dove i Gabriel provenivano e La Maddalena dove era nato e dove ogni estate trascorreva (molto in barca a vela) le sue vacanze assieme alla famiglia.
Sono solo alcuni tratti del magistrato, sardo – piemontese – gallurese di cui dobbiamo andar fieri e orgogliosi. L’amico di Pier Luigi Vigna, dell’ergastolano “graziato” con il quale quella sera ci trattenemmo a parlare per 4-5 ore, a lume di candela, davanti ad un pezzo di pane raffermo, un pezzo di formaggio acidulo e qualche bicchiere di vino (ricordo un po’ acetino…), non diventato Procuratore Generale della Sardegna a 72 anni nonostante 1° in graduatoria, soltanto perché il Ministro del tempo, pur di non far diventare Responsabile Nazionale dell’Antimafia Gianfranco Caselli, inoltrò un emendamento che anticipando il pensionamento, costrinse Carlo Piana ad andarsene anzitempo”.
Andrea Demuru