Almeno per i prossimi 6 mesi, vale a dire finche Gianni Giovannelli sarà sindaco di Olbia, la scuola di Maria Rocca non accoglierà nessun alunno. Questo significa che né il rio Paule Longa, né il quartiere di zona Bandinu intorno a via Como, verranno messi in sicurezza in tempi brevi con buona pace del fonte del NO alla riapertura della scuola, composto da un gruppo di minoranza di genitori. E’ l’epilogo dell’interpellanza proposta da Forza Italia a cui hanno risposto con un secco diniego sia l’assessore della Pubblica Istruzione Giovanni Antonio Orunesu che il sindaco di Olbia.
Se la scuola di Maria Rocca verrà riaperta, dunque, sarà la prossima amministrazione comunale a deciderlo. E’ certo, invece, che fino a maggio non ne riparlerà. Lo ha detto Orunesu, lo ha ribadito Giovannelli.
La scuola “crocifissa” da dichiarazioni forse frettolose all’indomani della tragica alluvione del 2013, costata circa 2 miliardi e 850 milioni di vecchie lire di soldi pubblici, inaugurata circa 25 anni fa, e per questo una delle più moderne e sicure strutture cittadine, si allagò per via di problema del rio Paule Longa. Il corso d’acqua, infatti, anziché riversare la piena su un canale scatolato di 3 metri di diametro e profondità, a causa di una ingiustificabile strozzatura, inondò tutto il quartiere scuola compresa.
Già una settimana dopo l’alluvione, il 24 novembre 2013, il sindaco aveva dichiarato alla Nuova Sardegna: “Non permetterò mai più che dei bambini frequentino una scuola costruita su un canale”. Ma il canale a cui il sindaco faceva riferimento, probabilmente, era quello costruito vicino all’edificio che, guarda caso, aveva proprio il compito di tenere a bada il defluire delle acque del rio Paule Longa. Peccato che quell’ampio budello non è mai stato connesso con il rio. La prova si è manifestata anche durante l’ultima alluvione del 1° ottobre quando, ancora una volta, le sue acque si sono riversate sulle strade inondando le case vicine senza che entrasse neanche una goccia dentro il canale costruito appositamente per contenerle. Una situazione che lo stesso prof. Mancini, responsabile della progettazione delle opere di mitigazione del rischio idraulico di Olbia, ha preso in esame prevedendo la connessione tra rio e canale attraverso l’allargamento dell’imboccatura.
Tutte questioni di poco conto. Quel che era stato detto rimane valido anche oggi. Quella scuola, a differenza di altre nettamente più danneggiate, meno sicure e invece prontamente riaperte, era già stata condannata a morte (addirittura si discuteva della sua demolizione), e così sarà, almeno per i prossimi 6 mesi. Al suo posto troverà spazio, forse, l’archivio comunale della città, mentre sul progetto alternativo di una nuova scuola, quello finanziato dal Banco di Sardegna e dal TG La Sette e dal Corriere della Sera, si dovrà aspettare ancora.